martedì 29 luglio 2014

Riflessioni di una figlia unica

Essere figlia unica.
Lo sono. È un dato di fatto. Mi sono sempre però detta di non sembrarlo, perché nell'immaginario collettivo la figlia unica è viziata e antipatica e io non voglio essere quella roba lì. Non penso di avere i caratteristici tratti della figlia unica (ma quali sono poi? Boh?) ho sempre detto che lo scoutismo mi ha insegnato a condividere (vero) e ad uscire dal mio status di figlia unica (falso). chi mi da della "figlia unica" mi offende sempre un po'....
Ieri però ho di colpo capito cosa mi rende irrimediabilmente figlia unica: l'unicità del rapporto con i miei genitori (mio papà nello specifico). Per me è normale che i miei genitori siano per me, che siano solo miei. È un affetto che non ho dovuto sparire con alcuno al mondo (verrà il giorno in cui sarà un peso che non potrò spartire). È un rapporto unico ed esclusivo come il rapporto di coppia, io e lui - lui ed io, e non ho mai capito quanto questo spazio non condiviso sia un privilegio dell'essere figlia unica. Ci sono poi mille aspetti pro e contro l'esser figli unici ma questa è un'altra storia. Questo mio rapporto unico l'ho trasportato su Giulia e Cecilia che a loro volta sono nipoti uniche. Mio papà è il "loro nonno", nulla da spartire -nel bene e nel male- con dei cugini del loro magnifico nonno a loro dedicato.

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