lunedì 16 febbraio 2015

faccio fatica a capire cosa vuole da me la mai G

G, che è il mio prolungamento, sabato scorso ha fatto tutte cose in cui non riuscivo a riconoscerla: una sforbiciata sul mio giaccone, credo accidentale, ma non confessata; un capriccio per alzarsi la mattina quando lei la mattina è pimpante fin dall'alba; una sforbiciata netta, di nascosto in bagno, ai suoi lunghi capelli biondi, anche questa scoperta per caso da me e a lungo negata da G.

tutti segni di una ribellione, ma contro cosa? contro chi? ho provato a parlarle, eravamo sole in casa io G&C e C è scoppiata in un pianto disperato in cui ha detto "io sono sfortunata in tutto", una frase che mi ha gelato il sangue, non so se conosca la portata di quanto ha detto, anzi, so che non la conosce, ma perchè una frase così?

ci siamo abbracciate tutte e tre e abbiamo a lungo parlato, ci sono piccole invidie e piccole ingiustizie a scuola, G non si capacita di come le sue maestre siano cieche davanti alle scorrettezze commesse da alcune sue compagne e io vorrei solo dirle che così è la vita, le maestre non sono cieche, semplicemente soprassiedono per motivi giusti o no, ma così è. vorrei proteggerla, vorrei intervenire con le maestre e so che la mia voce verrebbe ascoltata, ma G deve imparare a costruirsi il suo guscio e io posso solo invitarla a raccontarmi, ascoltarla (per capirla non devo fare grandi sforzi, io sono G e G è me) e cercare di guidarla insegnandole a prendere la sua strada cercando di scivolare sulle cose che non le piacciono, che trova ingiuste ma che non può combattere...ma deve fare tutto lei, io posso solo osservarla....tesoro mio...se inizi così presto a confrontarti con ciò che è giusto e ciò che è ingiusto spero saprai uscirne altrettanto presto vincitrice...

in tutto ciò la dolcezza di C che dall'altezza dei suoi 3 anni cercava di intervenire con consigli sensati alla sorella...

la loro infinita dolcezza


domenica 15 febbraio 2015

il 14 febbario 2003

R ed io vivevamo un San Valentino da Single, poco importa, San Valentino non ci interessava particolarmente....tuttavia quel giorno accadde un fatto bizzarro. Io all'epoca ero una post-doc (29enne), ed il venerdì abbandonavo il laboratorio per seguire un Master in Bioinformatica perchè pareva che il futuro della scienza andasse in quella direzione, e io provavo a seguirla, ma quel giorno all'ennesimo programma da scrivere in Java mi sono arresa, e invece di seguire tutta la giornata di Master ho fatto la mia piccola ribellione contro l'informatica e nella pausa pranzo sono scappata per tornare tra le mura di quello che consideravo, e tuttora considero, il mio mondo lavorativo: il bancone del laboratorio. Scendo da Villa Gianero con la mia Punto Verde e durante il percorso mi telefona la mia amica Giuly (all'epoca già felicemente sposata) per dirmi che la sua mamma aveva letto su La Stampa Il Buongiorno di Gramellini e lo trovava tanto adatto a me, mi fermo ad un edicola, compro La Stampa e leggo continuando a guidare....

Il Buongiorno di Gramellini del 12 febbraio 2003 suonava così:
"San Singolino
14 febbraio 2003
Dedicato ai cuori solitari per scelta. Altrui.
Quelli che sono stati appena lasciati e non ci stanno.
Quelli che ci starebbero anche, se solo trovassero qualcun altro disposto a stare con loro.
Quelli che fanno gli innamorati di riserva e da svariate festività aspettano che lui/lei lasci il titolare.
Quelli che «io dall’amore non mi aspetto più niente», ma sperano ancora di aver detto una bugia.
Quelli che non sanno che sapore ha un bacio, o non se lo ricordano più, e oggi mangeranno troppi cioccolatini.
Quelli che se lo ricordano benissimo e mangeranno troppi cioccolatini lo stesso.
Quelli che «ma come cantava Baglioni, strada facendo troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo?»
Quelli che «ma fammi il piacere!» e alzano la testa, così, per controllare.
Quelli che la testa non la alzano più e invece gli farebbe bene.
Quelli che leggono che oggi, san Valentino martire, gli italiani spenderanno 800 milioni di euro in fiori, peluches, messaggini telefonici e cene a base di carciofi e pensano: «Dove andremo a finire?»
Quelli che vorrebbero finire proprio lì, sepolti da fiori e peluches, a scambiarsi messaggini fra i carciofi.
Quelli che «se potessi tornare indietro» o «se riuscissi ad andare avanti» e intanto intralciano il traffico.
Quelli che si sentono esclusi, sconfitti, diversi, incompresi, inadeguati: soli, eppure sono tantissimi.
Quelli che non sentono più niente e, dopo averlo rincorso invano, adesso scappano dall’amore.
Quelli che tanto l’amore prima o poi li raggiunge."

mentre leggo imbocco Corso Dogliotti, un'auto davanti a me gira di colpo e io per caso-fortuna me ne accorgo, schiaccio il piede sul pedale del freno, ruote che sibilano, macchina ferma e per fortuna macchina dinnanzi a me intonsa. Quel momento di vuoto, l'avevo scampata, che fessa che ero a leggere guidando, poi uno sguardo in giro e riparto con le gambe tremanti. In quello sguardo avevo colto un ragazzo (allora 30enne) con la sua giacca col pelo marrone e con una ragazza che camminavano lungo Corso Dogliotti, mi pareva R e forse quella ragazza poteva essere la sua fidanzata, chissà, inutile soffermarmi a pensarci, al massimo aveva visto un incidente evitato e così via di corsa verso la tangenziale direzione IRCC. Dopo pochi minuti mi arriva una chiamata sul cellulare, lo schermo urlava "sono R", con un po' di imbarazzo ho risposto. Già già, era proprio R che mi aveva visto evitare quel tamponamento in modo rocambolesco e voleva accertarsi che fossi io e prendermi un po' in giro (e ad oggi nulla mi stupisce di quest prendermi in giro!). Abbiamo parlato del più e del meno, della neve, dell'ipotesi di sciare, e del fatto che era venerdì sera, serata in cui nei mesi precedenti era capitato di uscire insieme con altri amici, ma essendo San Valentino ci conveniva restare chiusi in casa (quindi quella ragazza che avevo visto con lui forse non era la sua fidanzata, non importa, non voglio nemmeno sapere). Un saluto uno scambio di "buon pomeriggio" e via. La giornata prosegue, R mi manda un sms (non esisteva whatsapp), io gli risponodo e poi ancora e ancora e alla fine in qualche modo R mi propone di andare insieme al cinema quella sera al secondo spettacolo. Al Massaua davano 'La finestra di fronte'.


Così accade che andiamo al cinema, prima di entrare prendiamo una confezione maxi di m&m's, poi andiamo in un pub, poi il nostro primo bacio e il nostro inizio.

Ieri era un freddo e piovoso sabato, io G&C eravamo stufe di stare in casa, R era la lavoro. Abbiamo deciso di andare al cinema a vedere 'Shaun-vita da pecora', film animato che le piccole da un po' volevano vedere. Cerco il cinema più vicino a casa in cui andare a vederlo ed era proprio in piazza Massaua.

Quel cinemetto è diventato un Cityplex (ma che vuol dire?) mentre 12 anni fa brillava fuori la scritta 'Bingo', e ieri G&C han ripercorso con me i primi passi della nostra famiglia senza nemmeno saperlo. Parlare di 'famiglia' riferendoci a noi 4 mi fa ancora un po' venire i brividi perchè credo che sia la conquista più grande della nostra vita. G&C non lo sanno ma lo vivono, un giorno capiranno, io&R nel frattempo viviamo questa nostra conquista confondendola nella quotidianità, ma resta pur sempre la nostra vera conquista, iniziata 12 anni fa per caso a causa di una me che quel giorno scappava dalla 'programmazione Java' definendo finalmente che non le apparteneva e oggi sa di aver fatto bene a seguire la sua 'non inclinazione' e guidava facendo mille altre cose insieme, difetto questo che porto ancora con me.


venerdì 13 febbraio 2015

non è sempre facile fare tutto quello che si desidererebbe fare nella vita

le ore a disposizione sono solo 24 e la pigrizia a volte ha la meglio, e "il mio blog" è la prima cosa che trascuro....vorrei da ora cercare di essere più attiva con costanza e dedizione, ce la farò?

venerdì 16 gennaio 2015

la vita e la morte si tengono per mano

...da quando su un test di gravidanza compare una lineetta rosa che indica lo stato di gravidanza se ne può uscire, anzi se ne deve uscire in qualche maniera, e le vie sono solo due: il miracolo della nuova vita o la morte dell'embrione che non ce l'ha fatta e che deve comunque in qualche modo uscire dal corpo della madre.
La morte dell'embrione è accaduta ancora una volta la scorsa settimana, al secondo mese di gravidanza, resta una mammaIgi piena di amore per le sue bimbe, ma con il corpo che rimboma per il vuoto lasciato dagli ormi troppi embrioni che l'hanno abbandonato.
c'est la vie, lo so....

giovedì 27 novembre 2014

lettera ad un'amica che ha appena perso la creaturina che covava dentro di sè

Sto guidando ma volevo provare a dire a M qualcosa delle poche cose che ho imparato rispetto ad un cuoricino che batteva dentro di noi e che smette di battere.
Innanzitutto ho imparato che possiamo solo rassegnarci. Avremo forse altri figli, ma quell'esserino che custodivamo con cura è ormai tra gli angioletti. 
Tenerlo in grembo senza più vita per qualche giorno per me è stato meno tragico di quel che pensassi, è stato un distacco meno violento, spero sia altrettanto per te. Nulla si cancella, ma può smettere di fare così tanto male.
le persone razionali che mi circondano dicono "meglio sia successo adesso che poi", hanno sicuramente ragione, tuttavia la mia risposta in fondo è "già che c'eravamo poteva essere meglio non accadesse mai e basta".
Il difetto di noi mamme è che proiettiamo, vediamo una lineetta su un test di gravidanza e speriamo in un cuoricino, vediamo un cuoricino e iniziamo a sognare il nostro bambino. Ma è proprio questo nostro difetto a renderci madri, a darci quel quid in più che manca agli altri. Avevamo già iniziato a sognare il rientro a casa con il neonato, la nostra prima vacanza a 5, le tutine da tirar fuori e accarezzare, la reazione delle bimbe, le coccole, la famiglia numerosa. Difficile credere sia successo veramente a noi, A noi che con tanta naturalità e semplicità avevamo dato vita a due meraviglie, il nostro corpo ci sembrava atto ad essere il corpo di una madre, difficile accettare che questa volta non lo sia stato. eppure le cose sono andate in questa maniera, possiamo solo accettare e dobbiamo farlo nel migliore dei modi per noi stesse e per le nostre bambine. Incidentalmente poi, non è colpa del nostro corpo ma dell'assetto cromosomico del nostro piccolo, se il suo cuoricino ha smesso di battere, e nulla possiamo noi contro la forza della natura. 
Io davvero non dubito che i nostri corpi possano custodire delle nuove creature, se lo dubitassi non avrei insistito, abbiamo le prove viventi che possiamo farlo. Ci vuole pazienza, bisogna stare tranquille, pensarci ma anche distrarsi. 
Perdere un figlio che abbiamo in grembo ci insegna a guardare con occhi diversi i nostri figli, ci insegna a guradare con maggior stupore al miracolo della vita.
Per me non è ancora banale guardare un neonato, è spesso un pugno al cuore, ma supereremo anche questo. Intanto ora affronta quel che devi affrontare, non ci si può tirare indietro, poi bisogna lasciar passare un po' di tempo sia per il nostro corpo che per la nostra mente. Da lì in poi si può riniziare a respirare, e se lo si desidera, a pensare ad una nuova maternità.
Ti sono vicina vicina vicina...

dal web.... NON DITE AI MIEI FIGLI CHE ....

Ogni tanto mi coglie una nostalgia acuta di quando Lorenzo era piccolo, pochi mesi. Ci svegliavamo nella vecchia casa al quinto piano (la luce degli attici è roba di lusso anche se in affitto), lo vestivo bene e poi si partiva. Passi infiniti in mezzo all’inverno, lui dormiva al caldo vestito come Tutankhamon, io spingevo, spingevo e i pensieri non duravano più di un istante, sbuffi di condensa pronti a dissolversi nell’aria fredda. Aravo Torino, avanti e indietro: portici, vie, piazze, per chilometri, a ritmo costante perché il mio carico prezioso non si svegliasse. Mi manca quella marcia dell’amore, la ripetizione di un compito semplice, basta spingere e sei una buona madre. Poi c’è un momento in cui smetti di spingere e cominci a rincorrere, loro scappano, prendono velocità e tu dietro. Oppure a tirare. Si piantano come macigni lì dove sono e non c’è modo di mandarli avanti. E tutto si fa incerto, nessun sentiero arato, nessun percorso conosciuto, si va a zig zag. Non dite ai miei figli che mi manca spingerli, un passo dietro a loro, senza pensieri, senza incertezze, solo “guido io, tu dormi, se vuoi ti canto nel tragitto”.
Non dite ai miei figli che quando li minaccio col “conto fino a tre e vengo lì”, confido nei numeri periodici, perché non ho assolutamente idea di cosa debba accadere quando andrò lì.
Non dite ai miei figli che non gli ho mai dato le gocce di fluoro. Le compro, ma poi finisce che mi dimentico e poi mi sento in colpa e poi mi metto le sveglie sul cellulare per ricordarmi di farlo da domani e poi domani gli do le gocce di fluoro ma non gli faccio lavare i denti. Oppure gli faccio lavare i denti ma poi gli concedo un biscotto al cioccolato prima di dormire. E alla fine aspetto che su facebook qualcuno che fa controinformazione mi dica che le gocce di fluoro fanno crescere i denti sani, ma sotto le piante dei piedi.
Non dite ai miei figli che non ho un’idea precisa di quello che sto facendo con la loro educazione spirituale. Credo in Dio a giorni alterni e, infatti, ho battezzato un figlio su due. I giorni in cui Marta balla Maracaibo sono quelli in cui il mio ateismo vacilla. Resta che da piccola, a sei o sette anni, mio padre mi portava alla messa e per tutto il tempo la mia mente ripeteva delle bestemmie impronunciabili, era più forte di me, sapevo che era sbagliato e mi sentivo in colpa, ma quelle affioravano direttamente dall’inferno ed era impossibile ricacciarcele. Di notte temevo che mi apparisse la Madonna per punirmi. La storia delle bestemmie in chiesa, ecco quella non ditela ai miei figli.
Non dite ai miei figli che non ho un’idea precisa di quello che sto facendo con la loro educazione sentimentale. Ma ditegli, perché credo che lo debbano sapere, che non lo sa nessuno, ché i sentimenti “si provano” e molto spesso, purtroppo, non “si riescono”. Detto questo, non c’è dubbio alcuno, che loro mi siano riusciti (oggi è un giorno di fede) da Dio.

giovedì 20 novembre 2014

Come cambiano i punti di vista

Footloose lo avrò visto 10-20-30 volte negli anni 1988-1990. Guardavo lui, accattivante, rivoluzionario con un suo perché, guardavo lei, eccessivamente ribelle, bella e disinvolta. Mi chiedevo cosa fosse l'amore. Mi chiedevo se anche io avrei vissuto qualcosa di simile al loro "ballo di fine anno". Quando io guardavo quel film avevo 5-6 anni in meno dei protagonisti, erano dei miei eroi, dei miei esempi, anche se contestualizzati in un America "di periferia" molto distante dalla mia torino. Pendevo dalle labbra di lui che metteva a tacere l'austero padre di lei. Guardavo con disapprovazione il padre di lei, il reverendo della comunità, chiuso nel suo ruolo, cieco alle (giuste!) necessità della figlia.
Per 25 anni non ho più visto questo film.
L'ho rivisto ieri sera, ho scoperto che lo conosco ancora a memoria. Ho scoperto che mi sono data tante risposte alle domande che mi facevo 25 anni fa sull'amore, sui baci, sul sesso, sulle feste, sull'amicizia. E sono tutte risposte felici, non necessariamente uguali a quelle del film, a tratti anche migliori. Trovo ancora affascinante il protagonista. Trovo particolarmente "bimba" la ragazza. Capisco finalmente che il copione è stato scritto da un adulto. La cosa che mi stupisce è che, anche se so a memoria il copione, per la prima volta ciò che mi interessa è ciò che dice il reverendo e sua moglie. Mi colpiscono le frasi dette tra padre e figlia tipo "eravamo così uniti una volta", o "non ci capiamo più", e qui capisco che sono cresciuta, che continuo ad immedesimarmi nei personaggi dei film che vedo, ma questa volta non mi chiedo più come si faccia ad innamorarsi, ma mi chiedo come si faccia ad essere un buon genitore, a non "perdere i figli", a coniugare le proprie durezze da adulto con il bisogno di sognare dei propri figli. Mi chiedo come si faccia a mantener aperti i canali di comunicazione coni figli, come si faccia ad educare senza schiacciare, ad imporsi senza soverchiare. Mi chiedo come si faccia ad essere un buon genitore.
Questo film quando avevo 15 anni lo guardavo certamente con mio padre, e probabilmente vedevamo due film diversi, belli entrambi, ma lo so solo ora.
È bello diventare grandi.

http://www.footloosemovie.com/en_us/