martedì 29 luglio 2014

Riflessioni di una figlia unica

Essere figlia unica.
Lo sono. È un dato di fatto. Mi sono sempre però detta di non sembrarlo, perché nell'immaginario collettivo la figlia unica è viziata e antipatica e io non voglio essere quella roba lì. Non penso di avere i caratteristici tratti della figlia unica (ma quali sono poi? Boh?) ho sempre detto che lo scoutismo mi ha insegnato a condividere (vero) e ad uscire dal mio status di figlia unica (falso). chi mi da della "figlia unica" mi offende sempre un po'....
Ieri però ho di colpo capito cosa mi rende irrimediabilmente figlia unica: l'unicità del rapporto con i miei genitori (mio papà nello specifico). Per me è normale che i miei genitori siano per me, che siano solo miei. È un affetto che non ho dovuto sparire con alcuno al mondo (verrà il giorno in cui sarà un peso che non potrò spartire). È un rapporto unico ed esclusivo come il rapporto di coppia, io e lui - lui ed io, e non ho mai capito quanto questo spazio non condiviso sia un privilegio dell'essere figlia unica. Ci sono poi mille aspetti pro e contro l'esser figli unici ma questa è un'altra storia. Questo mio rapporto unico l'ho trasportato su Giulia e Cecilia che a loro volta sono nipoti uniche. Mio papà è il "loro nonno", nulla da spartire -nel bene e nel male- con dei cugini del loro magnifico nonno a loro dedicato.

martedì 22 luglio 2014

I nostri figli.

Com'è difficile essere madre...

Un bel giorno lui arriva nella tua vita, e tu pensi..."Che bello finalmente!"
Sarà tutto bellissimo...fiabesco.
Ti nasce dentro un amore che non pensavi di poter provare per nessun essere al mondo.
Ti nasce nel cuore la vita vera...immensa...profonda...
Eppure non è sempre tutto rose e fiori.
All'improvviso hai paura di tutto, hai un terrore folle che possa succederti qualcosa, ma non per te, per lui, hai un terrore folle di doverlo lasciare.
Fino a quando non sei madre, non pensi al domani, ma quando arriva un figlio vivi ogni istante cercando di garantirgli il massimo non solo domani...ma per il resto della vita.
Poi ci sono le cadute...ogni volta perdi dieci anni di vita, stai male, ti senti in colpa, pensi che se saresti stata più attenta non sarebbe successo.
Poi ci sono le malattie, stai così in pena che non mangi per giorni e giorni, non dormi e preghi il Signore che lo faccia star bene perché per te lui è tutto.
Poi a volte quando sono grandi ti deludono, ti abbandonano e tu col cuore in pezzi li ami più che mai e ripensi a quando lottavi contro il mondo per averli, per proteggerli.
Comunque vada la vita, qualsiasi cosa accada, vale sempre tutta la pena possibile.
Perché il loro sorriso, il loro amore, il loro arrivo ti cambia nel profondo.
Ti rende quell'essere migliore che hai sempre voluto essere...
Ti rende parte della vita vera che senza i figli non avrebbe poi tanto senso.
Perché sono il senso autentico di questa vita così difficile, coi dolori, con le paure, coi tormenti che solo per un amore così grande si possono provare...al pari della più dolce delle emozioni.
I nostri figli.


(tratta dal web)

venerdì 18 luglio 2014

Non innamorarti di una donna che sente troppo...

Non innamorarti di una donna che legge, di una donna che sente troppo, di una donna che scrive…
Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa, che sa di sapere e che, inoltre, è capace di volare, di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride o piange mentre fa l’amore, che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più, di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica, lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai.

(Martha Rivera Garrido - Santo Domingo - 19 Gennaio 1960)

mercoledì 16 luglio 2014

I nostri viaggi a tre

Adoro viaggiare con Giulia e Cecilia, prendere l'aereo e andare....quel senso di libertà...quella sensazione che tutto sia possibile...che tutto il mondo sia lì.
Mi stupisce la naturalezza con cui salgono su un aereo, eppure le ho abituate io a questo e sono fiera di averlo fatto, ma non riesco a smettere di guardarle e ancor meno riesco a smettere di stupirmi.
abbiamo sempre fatto viaggi brevi, spero sapremo organizzarci a breve per un vero viaggio, e magari allora inviteremo anche il papà a venire con noi.
viaggiare è libertà del corpo e della mente, è scoperta, è costruire la nostra storia. Son contenta di star modellando due donnine pronte a partire.

martedì 8 luglio 2014

Giorni di pensieri e di bilanci.

Perché tanta propensione alla mammità? proprio io che sembravo l'anti-mamma.

Mi rispondo dicendo che c'è un lato chiaro e un lato scuro in tutto ciò.

Sono costretta a ripercorrere infinitamente tutto.


Partiamo da lontano. Sono stata una bimba timida introversa ma certamente amata e messa nelle condizioni di essere felice, che poi io lo sia riuscita ad essere realmente non so,  il ricordo nitido felice che ho della mia infanzia è la presenza della nonna Gina e dei miei genitori, sui ricordi più ostici, legati solo alla difficoltà di crescere, sorvolo volentieri. Sono poi stata un'adolescente felice e poi una ragazza-donna. Cosa ricordo chiaramente di tutto ciò? Ricordo la determinazione nell'essere una brava studente (prima a scuola e poi all'università) e questo mi appagava molto (io mi impegnavo e sul libretto arrivava il 30, semplice no?), ricordo poi la gioia, il trasporto e l’assolutezza del primo grande amore, 7 anni di vero Amore, e poi la grossa botta quando ho capito che l'amore è quel che è,  e la grande fatica per rialzarmi, c’è poi stato qualche amore palesemente sbagliato e qualche amore di ripiego, poi finalmente Renato, che non sono mai riuscita a trasformare in quell'amore conosciuto a 18 anni, ma che è per me il mio mondo, il mio porto sicuro, il mio riferimento con la realtà del mondo e il mio amore maturo, nonostante troppe volte mi faccia sentire la vita più dura di quel che è.  Gli anni di “fidanzamento” sono stati normali, non ricordo eccessi di felicità, ricordo invece come favolosi i nostri viaggi, e non solo per i posti visti, ma per la complicità che si genera in me e Renato nel vivere l’avventura. Il matrimonio è stato cruciale, essere scelta da Renato per la vita davanti a Dio è stato un passaggio fondamentale. Ricordo poi l'accanimento costante nel lavoro unito all'aver scelto una vita italiana, il voler essere una scienziata a tutti i costi anche se sono una donna e una biologa, e qui, con il senno dei 40 anni, registro il mio insuccesso più grande, ho dedicato anima e corpo a tutto ciò ma ora so che se una via non è percorribile (parlo della mia università) non c'è caparbietà o capacità che tenga, proprio perché questa è l’Italia (che io ho scelto). La scelta sbagliata è stata a 18 anni, avrei dovuto chiedermi che lavoro voglio, ma soprattutto posso fare da grande, avrei dovuto fare il medico. Ci sono poi mille cose in questi anni lunghi anni da non più bambina e non ancora mamma, nulla che mi manchi veramente. Particolare gioia nel pensare allo scoutismo, al rapporto con mio papà e alle amicizie che fortunatamente hanno sempre colorato e continuano a colorare la mia vita. Arrivo a me mamma, quella è stata la gioia massima, nulla di paragonabile a quanto avessi neanche potuto immaginare. Ha cancellato tutto. Prima Giulia e poi Cecilia. Poi le bimbe crescono, smettono di aver quel bisogno viscerale di me che mi faceva essere finalmente indispensabile a questo mondo. Tuttavia resta un legame e un attaccamento senza pari. Guardo le mamme che lasciano i figli per andare la sera in palestra o per uscire con le amiche o per andare a fare un corso di cucina o per andare a sciare o per uscire con le amiche, sono tutte cose che io amo fare, ma preferisco di gran lunga passare ogni singola serata con Giulia e Cecilia, tuttavia non potrei mai rinunciare al lavoro per restare a casa con loro (nonostante il dichiarato fallimento lavorativo), per la mia indipendenza economica e per la mia libertà mentale(che contraddittoria che sono). Giulia e Cecilia han dato un senso alla mia vita, prima non sapevo che che la mia vita avesse meno senso, ma ora lo so. So anche che non devo vivere solo in funzione loro perché altrimenti il giorno in cui loro spiccheranno il volo io rischierò di non saperle lasciare andare, ma la gioia dell’oggi tutta dedita ad essere mamma è troppo grande per mettermi a costruire oggi la mia indipendenza di domani. Poi ci sono quei due angioletti,  già ci sono anche loro, non riesco a sentirmi la loro mamma, per fortuna non li ho visti (testa cacciata sotto terra come uno struzzo), però sono stati per qualche tempo nel mio cuore e volente o nolente ho dovuto e devo lasciarli andare....ecco, credo stia in tutto ciò il mio desiderio di essere mamma....

eppure lo avevo visto...

abitava nella mia pancia da 2 mesi, lo avevo visto già tre volte, tre volte il suo cuoricino batteva, al mio occhio simil-inesperto è sempre sembrato che qualcosa non tornasse, ma i medici non si erano pronunciati, e io mi ero affidata a loro.

Qualche traccia di sangue qua e là, ma erano solo tracce, mi era anche capitato nella gravidanza precedente e non era stato nulla, quindi ero serena. Sabato mattina una traccia di sangue vivo e poi nulla, difficile pensare ad un distacco di placenta, il sanguinamento avrebbe dovuto essere più abbondante, ma per scrupolo si va comunque al pronto soccorso a vedere che vada tutto bene. L'attesa infinita perchè l'ecografo era rotto, intanto il viavai di mamme e bambini, e il proiettarmi, stretta a Renato, a quello che sarebbe successo di lì a sette mesi. Finalmente ci chiamano per la visita, forse l'ecografo funziona, un po' di domande di rito e poi inizia l'ecografia. Lo schermo rivolto verso il ginecologo (delizioso e delicato), una lunga attesa, nella mia testa il solo pensiero era che l'ecografo continuasse a non funzionare, dopo un po' ho iniziato a chiedere cosa stessero vedendo in quello schermo, ma nessuna risposta, il ginecologo mi sembrava giovane, pensavo non riuscisse a mettere a fuoco il mio esserino, ancora un po' di attesa, io riprovo a chiedere cosa ci fosse sullo schermo e lì la frase che mi ha trafitto il cuore "non c'è più battito". e' stata una doccia fredda, io avevo visto il cuoricino 4 giorni prima, come era potuto accadere? sono rimasta glaciale, il ginecologo continuava a dire che gli dispiaceva, e io insistevo a rispondere che sono cose che accadano. ci ha rimandati a casa, con quel cadaverino in pancia, e il lunedì saremmo tornati per la "revisione" (la chiamano così).

Sono state due giornate sospese, lunghe ma non tremende come temevo.

Il lunedì in ospedale, il mio ginecologo che per la prima volta in vita mia "mi coccola", mi chiede come voglio procedere, e chiedo la chirurgia, voglio chiudere gli occhi con una sedazione completa, non voglio vedere nulla, non voglio alcun ruolo attivo, voglio che facciano tutti i medici, per nessun motivo al mondo voglio vedere quell'esserino che avevo amato e devo di colpo cercare di dimenticare (ammesso che si possa). i medici competenti, accoglienti e solidali fanno il loro dovere, io non mi accorgo di nulla, nessun dolore, solo il dolore dell'anima. Riesco ad essere forte, non riesco a trattenere le lacrime solo quando vedo i neonati, avevo creduto di poter abbracciare anche io il mio neonato entro qualche mese,  ma così non è stato. so bene che meglio ora che poi, se era malformato è bene che la natura abbia fatto il suo corso e come me lo aveva dato me lo abbia ripreso...ma vallo a spiegare al cuore di una mamma. tra cervello e cuore c'è un buco incolmabile.

Il giorno  della revisione è stato il giorno del quindi compleanno di Giulia, che scherzo il destino...stesso sopedale, stessi medici, persino le stesse ostetriche: un giorno davo alla vita il mio primo miracolo e cinque anni dopo perdevo la mia creaturina. Pare che la vita sia anche questo.

Sono fortunata perchè ho Giulia e Cecilia.

Non ho voglia di rimettermi in piasta per un altro figlio, sono alla soglia dei 40 anni, ma rivorrei quell'esserino che non c'è piu.